top of page
Suq.Magazine #05 / Nomad
IT - Appena concluso il ’68, siamo infatti nel 1972, il filosofo francese Gilles
Deleuze scrive un famoso testo in cui si augurava che il pensiero del futuro diventasse un “pensiero nomade”. Ma in che senso? Una “macchina da guerra”, sosteneva Deleuze, qualcosa che possa distruggere tutti i codici non lasciandosi mai “ricodificare”. Se la Sicilia fosse un concetto, mi viene da pensare, di certo sarebbe un concetto nomade nel senso in cui ne parlava Deleuze: italiana ma tendente geologicamente all’Africa, ibrida e bastarda, normanna e barocca, araba e austera, La Sicilia rivendica, da sempre, una sorta di diritto al controsenso e alla contraddizione, una geografia che resiste a ogni
regolamentazione e disciplina - una terra senza Stato, forse addirittura priva di ogni potere politico.
La Sicilia è un fenomeno anarchico, come il nomade rende impossibile ogni classificazione: ed è impossibile perdersi se non esistono mappe.
EN - In 1972, when the 1968 riots were over, the French philosopher, Gilles Deleuze, wrote a famous book where he hoped that the thought of the future would be a “nomad thought”. But in what sense? A “war machine”, claimed Deleuze that could destroy all codes without never letting itself being “recoded”. It occurs to me that if Sicily was a concept, it would surely be a nomad concept in the way Deleuze meant: Italian and yet geologically tending towards Africa, hybrid and bastard, Norman and baroque,
Arabic and austere. Sicily has always claimed a certain kind of right to nonsense and contradiction, a geography that withstands all regulations and discipline – a State-less land, possibly even without any political power. Sicily is an anarchic phenomenon the same way that it’s impossible to classify a nomad: and it’s impossible to get lost whenmaps don’t exist.
bottom of page