Forse si dovrebbe imparare a viaggiare dalle piante. Forse, ispirandosi ad esse, i viaggiatori dovrebbero comprendere che i viaggi, seppur inconsapevolmente, sono governati da cicli in cui ciò a cui si tende è sempre l’equilibrio. Anche i viaggi infatti sono caratterizzati da un sistema e da un gioco di scambi in cui alla ricerca di ossigeno si rilascia, lentamente, quell’anidride carbonica così dannosa, ma così fondamentale a costruire la vita. Se ogni cosa ha la sua stagione anche partire appartiene a un eterno movimento ancestrale e se mentre alcune cose crescono altre muoiono si tratta di capire che in questa perenne alternanza viene svelata di volta in volta e in un profonda pace il mistero dell’esistenza. Lo stesso della natura che con i suoi continui inizi e le sue perpetue fini è necessario alla sua grammatica.
“Se conosci le piante, difficilmente puoi conoscere anche l’odio” dice Natale Torre, “e difficilmente ti puoi ergere come unico dominatore del mondo”. Le sue parole sono fresche, trasparenti, la sua respirazione pacata e i suoi gesti quieti. Con poche rughe sulla fronte e con delle mani spesse e robuste capaci di afferrare chissà quali e poderosi pensieri, il signor Torre ci dedica un intero pomeriggio in un giorno in cui decidiamo di fare un viaggio alla ricerca di nuovi equilibri in Sicilia. Innesti e semi di mondi lontani, embrioni di una non passata curiosità, che trovano in quest’isola una nuova identità scrivendo giovani capitoli di una botanica e di un florovivaismo in continua evoluzione.
Arriviamo ai Vivai Torre che il pomeriggio è umido e giallo e subito un lungo e stretto vialetto ci porta davanti a tre generazioni di agronomia e profondo amore per la coltivazione. Il signor Torre, Agronomo e Botanico ci appare subito come l’ingranaggio di un ecosistema e di una Milazzo nostalgica giusto quel poco che serve a fare sempre del proprio meglio. Sono le 16 e partiti alla scoperta del Mango siciliano torniamo a casa con la conoscenza della Papaya, del Frutto Miracoloso, dell’Annona, dell’Avocado, delle Noci di Macadamia, del Litchi e soprattutto con quella sensazione di esser stati spettatori di un miracolo cui solo un’autentica bellezza in equilibrio può rendere possibile e visibile.
È lì che sentendoci una piccolissima particella di quel lessico di cui è composto il linguaggio delle piante ci ritroviamo a fare il giro del mondo in un giardino e il giro della vita di chi ha studiato e viaggiato e respirato per le piante. E come sfogliando un grande album fotografico, ogni pianta diviene altro da sé e comincia a raccontare di scorci di vita altra e lontana.
Testo: Antonella Salamone / Fotografia: Angelo Fruciano
Milazzo – 38.2207° N / 15.2419° E
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